Un’altra tragedia in alta montagna, questa volta in Trentino-Alto Adige: tre scialpinisti austriaci sono morti, travolti da una valanga, mentre si trovavano sul Gran Zebrù, 3.857 metri di altezza, il secondo massiccio più elevato della regione. La comitiva, perfettamente equipaggiata, era formata da due uomini e da una donna, quest’ultima era stata estratta viva, ma si sono rivelati inutili i tentativi di rianimarla. Era stata recuperata dai soccorritori dopo circa quaranta minuti dall’incidente, ma era in stato di ipotermia ed è morta poche ore dopo nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Trento. Gli altri suoi compagni, invece, di quarantanove anni e ventisei, sono morti sul colpo. Tutti e tre, appassionati di scialpinismo, avevano approfittato della bella giornata di sole per arrampicarsi sulla montagna. Avevano con sé il dispositivo ARTVA, lo strumento elettronico utilizzato per la ricerca delle persone travolte dalle valanghe. Probabilmente il distacco della slavina è stato causato dal loro passaggio. Sciagure che purtroppo si ripetono e questo è il terzo incidente avvenuto in montagna, e proprio su questa vetta, in una sola settimana. Domenica scorsa, al Passo Stalle, una donna di cinquantacinque anni, proveniente anche lei dall’Austria, è deceduta a circa 2.700 metri, mentre i suoi due compagni erano rimasti feriti. Mercoledì scorso, invece, una valanga aveva travolto e ucciso un ragazzo di ventidue anni. Sulle montagne dell’Alto Adige il pericolo valanghe rimane marcato grado 3 su una scala che va da 1 a 5.