Dopo aver riempito le pagine dei giornali e le scalette dei tg, prodotto inchieste e facilitato palinsesti televisivi, finisce in tribunale il caso clamoroso della ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato, cioè il numero 2 della Santa Sede. Sarà proprio il Tribunale del Vaticano a occuparsi di questo scandalo. Prima udienza il 18 luglio. Finiscono sul banco degli imputati Giuseppe Profiti, già Presidente dell’ospedale del Bambino Gesù, struttura d’eccellenza pediatrica a livello mondiale di proprietà della Santa Sede, e l’ex tesoriere Massimo Spina. Non è, invece, indagato il cardinale Bertone, che ha sempre ribadito la sua totale estraneità. Ha fatto una donazione dopo l’esplodere della vicenda di 150.000 euro al Bambino Gesù e sostiene di aver speso di sua tasca centinaia di migliaia di euro per la ristrutturazione dell’appartamento che, in ogni caso, è e resta di proprietà del Vaticano. L’accusa per Profiti e Spina invece è pesantissima e assume contorni sordidi perché i soldi che sarebbero stati stornati erano destinati ad attività in favore dei bambini malati, la causa più nobile. In concorso tra loro perché entrambi pubblici ufficiali, è scritto nel rinvio a giudizio, Profiti e Spina avrebbero utilizzato in modo illecito, a vantaggio dell’imprenditore Gianantonio Bandera, denaro appartenente alla Fondazione Bambino Gesù, denaro del quale entrambi avevano la disponibilità in ragione delle funzioni dagli stessi ricoperte. Così l’accusa imputa ai due di aver pagato ben 422.000 euro per fini completamente extra istituzionali, cioè per effettuare lavori di ristrutturazione edilizia di un immobile di proprietà del Governatorato Vaticano destinato a residenza del Segretario di Stato emerito per avvantaggiare l’impresa di Bandera. È probabile che quando Papa Francesco ha iniziato la sua riforma avesse ipotizzato di occuparsi di tante cose difficilmente pensava di doversi preoccupare di un attico con vista sul Cupolone.