Da giovane lavoratore a disoccupato, finito nella voragine di confuse e convinzioni religiose. È questo il profilo di Mattia del Zotto, il ventisettenne di Nova Milanese arrestato venerdì sera con l’accusa del triplice omicidio dei nonni paterni e di una zia e di tentato omicidio di altri cinque parenti avvelenati con il tallio perché ritenuti, a suo dire, soggetti impuri. Da dietro le sbarre del carcere di Monza il reo confesso continua a chiedere libri sull’ebraismo, pagine da cui avrebbe cercato e trovato probabilmente le risposte alle sue domande; domande ossessive e assillanti, manie che affollavano la sua testa da quando aveva perso il lavoro. Proprio da quel momento il giovane si era chiuso nella sua stanza. Due anni di isolamento che avevano anche insospettito i genitori. La madre, sentita nell’ambito dell’indagine, descrive quelle che erano ormai diventate le sue nuove abitudini. Il giovane, sorvegliato a vista, resta chiuso nel suo silenzio. Oggi avrà luogo l’interrogatorio di garanzia anche se Del Zotto ha ripetuto ai Carabinieri che il vero motivo non si saprà mai.