Martina aveva tre anni, quando il 10 luglio passato fu trovata morta dentro l’auto dello zio. Viveva in questo campo rom, alla periferia nord di Napoli. Le condizioni igieniche erano e sono disastrose, la promiscuità dei rapporti e l’abbandono dei bimbi la regola. La morte di Martina stava per essere rubricata sotto la voce “incidente”, ma un magistrato della Procura di Napoli, Immacolata Sica, ha voluto vederci chiaro. Ha aperto un’inchiesta, è andata in questo campo e ha interrogato i genitori e gli zii di Martina, che quel giorno avrebbero dovuto prendersi cura di lei. Ha ascoltato i bambini che giocavano con lei. Ha voluto anche capire, ordinando una perizia sul corpicino di Martina, che cosa fosse successo. Nel frattempo il Pm ha fatto arrestare la zia ventinovenne della bimba per non essersi preso cura di lei. Dalla perizia emerge che Martina è morta in conseguenza di soffocamento per un pezzo di banana e altro cibo incastrato nella trachea. Ma c’è un’altra sconvolgente verità che va indagata a fondo. Il medico legale ritiene che la bimba sia stata reiteratamente e brutalmente abusata, abusi sessuali evidenti anche ad occhio nudo, di cui sarebbe difficile per un genitore non accorgersene. Non c’è agli atti dell’inchiesta, però, alcuna correlazione tra la morte e gli abusi sessuali. Ma il Pm Sica vuole capire in quale inferno vivesse Martina.