Bologna, lo sport amatoriale chiede di ripartire

25 giu 2020
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Questi due campi da calcio normalmente sarebbero pieni di vita, sarebbero pieni di bambini che giocano, che si allenano, che fanno esercizi di tecnica calcistica, e tante altre situazioni. Oggi il risultato è questo. Marco Niani ha rilevato questo impianto sportivo a Bologna nel 2003. Ha investito, rinnovato, e allargato la struttura, una scommessa imprenditoriale vinta malgrado le difficoltà iniziali e la crisi economica. Ora però tutto rischia di cambiare. Il modo di lavorare, innanzitutto, e poi ci saranno le conseguenze economiche della lunga chiusura. Questa è una struttura nuova, è stata fatta e finita a febbraio, a metà febbraio ha lavorato per circa due settimane, l'investimento è stato importante di centinaia di migliaia di euro. Dopodiché è arrivato il lockdown e oggi, se veniamo magari in un pomeriggio normale, possiamo trovare gli scoiattoli che ci girano sopra. La ripartenza, annunciata per il 25 Giugno, è stata rinviata per il no del comitato tecnico-scientifico agli sport di contatto. Non ce ne capacitiamo perché se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto che i parchi sono pieni di bambini che giocano, che in spiaggia la gente gioca a beach volley, gioca a racchettoni, conversa amabilmente seduta a un tavolo prendendo un aperitivo senza troppi problemi. Ma voi riuscireste a garantire la sicurezza in che modo? Noi ci siamo adeguati al protocollo che è stato diramato dal Ministero della Salute, non è vero che solo squadre professionistiche possono attuare il protocollo. I campi da calcetto, quelli da beach volley e beach tennis restano chiusi, aperti soltanto ai camp estivi per bambini e ragazzi. Un terzo le presenze rispetto allo scorso anno. Sospesi i campionati di calcio a cinque e a sette, tutti i tornei e l'affitto dei campi ai privati. Il calcetto, come tutto lo sport amatoriale consideriamo che lo sport in Italia muove circa il 5% del Pil, indicativamente, è un danno economico non indifferente per tutte le aziende come la nostra. Non ci interessa avere dell'assistenzialismo, basato sui 600, gli 800 euro mensili. Abbiamo semplicemente la necessità di ripartire, di ripartire in fretta. A rischio c'è il futuro del settore. Probabilmente a settembre due aziende su tre, una su due due su tre nell'ambito dello sport potrebbero non riaprire.

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