Condotta disumana, comportamento lucido e finalizzato a nascondere quanto accaduto. Così scrive il GIP di Latina nelle 26 pagine che decidono l'arresto per Antonello Lovato, l'uomo che ha abbandonato con un braccio amputato Satnam Singh, bracciante indiano, cagionandone la morte due giorni dopo. I risultati ufficiali dell’autopsia hanno confermato: Satnam Singh, morto il 19 giugno dopo due giorni di agonia al San Camillo a Roma, se soccorso immediatamente si sarebbe salvato. Una verità che ha fatto scattare l’arresto per Antonello Lovato, figlio di Renzo Lovato, proprietario dell’azienda agricola dove Satnam, bracciante in nero, lavorava e dove è rimasto ferito gravemente con l’amputazione di un braccio. Antonello Lovato, indagato per omissione di soccorso, omicidio colposo e violazione della norma sulla sicurezza nel lavoro, è la persona che non ha chiamato immediatamente i soccorsi ma ha scaricato Satnam, il braccio amputato dalla macchina raccoglitrice posto in una cassetta di frutta e la moglie nel giardino di casa, a Borgo Bainsizza. I magistrati, letta l'autopsia, da omicidio colposo e omissione di soccorso hanno contestato il reato di omicidio doloso con dolo eventuale, e dunque disposto l'arresto. L'autopsia ha constatato che Satnam è morto dissanguato e se fosse stato tempestivamente soccorso si sarebbe, con ogni probabilità, salvato. Le condizioni di Satnam erano talmente gravi, dicono i magistrati, da rendere evidente il soccorso. Abbandonarlo in casa ha significato, per Antonello Lovato, accettare il rischio elevato di un evento letale. Una decisione che ha effettivamente portato al decesso di Satnam.