Carabiniere ucciso, un anno fa l'omicidio di Cerciello Rega

24 lug 2020
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È passato un anno e sono ancora tanti i dubbi sulla morte di Mario Cerciello Rega, il Vicebrigadiere dell'Arma dei Carabinieri ucciso la mattina del 26 luglio del 2019, trafitto con 11 coltellate, dopo essere stato aggredito da due studenti ventenni americani (Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth) in vacanza a Roma. Quella sera i due ragazzi a Trastevere prendono accordi con un pusher per comprare cocaina, un'ora dopo fuggono dal luogo della compravendita, rubando lo zaino dello spacciatore e alle ore 3:00 di notte, all'appuntamento, entrati per restituire lo zaino in cambio di droga e soldi si presentano i due Carabinieri: Cerciello Rega e il collega Varriale. Cerciello viene colpito da 11 coltellate inferte in 32 secondi. i due vengono arrestati in albergo poche ore dopo. Secondo le ricostruzioni Elder ha accoltellato Cerciello, mentre Hjorth lo ha aiutato a nascondere l'arma poi trovata nel controsoffitto della loro camera d'albergo a cento metri dal luogo dell'omicidio. Fin dall'inizio la storia ha mostrato contorni poco chiari. a cominciare dall'accusa nei confronti di cittadini africani trapelata immediatamente dopo la notizia della morte di Cerciello, fino al mistero dei due Carabinieri che erano andati all'appuntamento senza armi e fino alle smentite del Comando di Roma su questioni rivelatisi invece poi vere. Il 26 febbraio inizia il processo davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Roma. In Aula i due americani e la vedova del Carabiniere ucciso Finnegan Lee Elder confessa di aver accoltellato a morte Marcio Cerciello Rega e l'altro americano Natale Hjorth al giudice dice che loro quella notte non sapevano che fosse un Carabiniere. Ed è anche questo un altro dei punti oscuri ancora da chiarire. A giugno, poi, si scopre che il pusher che ha venduto la droga agli americani era un informatore delle Forze dell'Ordine, al vaglio dei giudici: telefonate intercettazioni, tra cui anche la chiamata al 112 che è stata ascoltata in Aula nell'udienza del 15 luglio, è la telefonata disperata di Andrea Varriale che chiamava i soccorsi. Poi c'è l'audio sull'accordo tra Carabinieri di non parlare dell'ordine di servizio di quella sera. Questo è solo l'ultimo dei tanti perché a cui si sta cercando di dare una risposta.

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