L'imponderabile che irrompe nella vita di tutti noi: sia esso pandemia, guerra, evento climatico, crisi economica, diventa parte del nostro immaginario, spazzando via certezze, senso di onnipotenza, ottimismo e fiducia. Il ritratto dell'Italia del 2022 del Censis è quello di un Paese in cui il senso del rischio e del pericolo sono predominanti. La paura straniante di essere esposti a rischi globali incontrollabili produce autentiche istanze di equità, non liquidabili come populismo, mette in guardia il Censis. Cresce infatti la ripulsa verso privilegi ritenuti ancora più odiosi con effetti molto divisi nella società. Se l'io non governa più l'esistenza, la spinta propulsiva e migliorativa si spegne; quello che resta è una malinconia sociale diffusa che rasenta il nichilismo. La reazione non è né rabbia né conflitto, semmai un ritrarsi dell'individualismo e anche dalla politica. Quando anche l'indicibile, come un lockdown può accadere, il senso di rischio e la paura prevalgono. Oggi, il 66,5% degli italiani si sente insicuro. Il risultato della malinconia sociale è la rinuncia all'auto promozione individuale. 8 italiani su 10 non sono disposti a fare sacrifici per essere altro da sé. Anche la sfera individuale si sente minacciata: malattie, impoverimento disoccupazione, le paure più sentite. La mappa delle nuove fragilità contempla, innanzitutto, le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta: sono più del 7,5% del totale, pari a 5,6 milioni di persone. L'Italia ha tristi primati rispetto all'Unione Europea: quanto ai giovani in possesso di diploma, laureati, anche neet, ossia ragazzi che non studiano e non lavorano. Quanto ai comparti nevralgici, che dovrebbero dare dinamismo alla società , l'arretramento è diffuso. Lo tsunami demografico svuota le scuole e le università. Il Servizio Sanitario Nazionale, il cui valore vitale è stato evidenziato dalla pandemia, registra una flessione costante del numero dei medici e degli infermieri. Quanto alle attività produttive, sono tantissime le aziende che rischiano di non farcela per l'impennata dei costi. Insomma, le gravi crisi degli ultimi tre anni hanno fortemente inciso su una società che ora stenta a trovare impulsi vitali e di rinnovamento.























