Sulle coste della Libia o della Tunisia chi fugge da miseria e disperazione attende solo che il mare sia calmo e le condizioni meteo favorevoli, come adesso, per cercare di raggiungere l'Europa, nella maggior parte dei casi a bordo di barchini, che quando non vengono intercettati e riportati indietro o quando non fanno naufragio, arrivano autonomamente sulle coste del Sud d'Italia. E' successo decine di volte negli ultimi giorni, soprattutto sul lembo europeo più vicino all'Africa, alcuni avvistati da Guardia Costiera e Guardia di Finanza quando erano ormai a poche miglia da Lampedusa, altri quando erano già approdati. Sbarchi autonomi che portano sull'isola più migranti di quanti si riesca a trasferire in Sicilia e il centro d'accoglienza è pieno ben oltre la sua capienza. Più di 1000 gli arrivi in pochi giorni, anche in assenza di missione di soccorso, anche mentre le navi delle organizzazioni umanitarie sono ormeggiate, come l'Ocean Viking di SOS Mediterranee, sottoposta a fermo a Porto Empedocle per aver trasportato un numero di persone superiore a quello consentito. Ma le condizioni della nave sono rimaste invariate rispetto alle ultime ispezioni, protesta l'ONG. “Ora le autorità marittime utilizzano il pretesto della sicurezza degli equipaggi e dei naufraghi, ma sono le stesse autorità che non forniscono più i soccorsi in mare e impediscono anche alla società civile di colmare questo vuoto lasciato dagli Stati. È evidente che avere testimoni di naufragi, di respingimenti e di omissione soccorso è scomodo, però bloccare chi soccorre in mare non ferma e non fermerà mai le morti in mare”.