L’ultimo saluto a Marcello Cimino lo ha dato il suo quartiere nella chiesa dell’Assunzione. Un centinaio di persone ad affollare la parrocchia. In prima fila la moglie e la figlia dell’uomo che viveva da clochard e che è stato ucciso e dato alle fiamme da una persona che pensava fosse suo rivale in amore: Giuseppe Pecoraro, arrestato poche ore dopo il terribile delitto e che ha subito confessato. Una morte atroce, quella di Marcello Cimino, causata dal folle gesto di un uomo, ma anche, secondo don Cesare Rattoballi, che ha officiato il rito funebre, dalla mancanza di lavoro e dalla disattenzione della politica. “Palermo. La nostra Palermo. La bella Palermo, ricca di vitalità, può essere attraversata da questi fenomeni, come la mancanza di lavoro? Così fanno diversi politici: invece di creare lavoro, e loro a questo sono stati anche deputati, affamano il popolo. Sì, perché Marcello era un raccoglitore di ferro ed era un idraulico, ma nessuna delle due realtà poteva esercitare perché non c’è lavoro”. Intanto, Giuseppe Pecoraro, reo confesso, resta in carcere.