Ha confessato al termine di due ore di interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari ed ha ammesso tutto. Mattia Del Zotto, il ventisettenne di Nova Milanese, in cella per aver avvelenato alcuni dei suoi familiari, uccidendone tre, è apparso sereno e rilassato, per nulla scosso dalle rivelazioni shock che lo faranno restare in carcere con l’accusa di triplice omicidio dei nonni paterni e di una zia, e del tentato omicidio di altre cinque persone, tra cui i nonni materni. Ha confessato di aver architettato personalmente il diabolico piano ed essersi occupato di contaminare alcuni alimenti con il tallio. Era sicuro che sarebbero stati consumati dai suoi parenti. Poi ha ripetuto quello che aveva già detto mercoledì sera ai carabinieri, e cioè di aver compiuto il gesto per punire persone impure. “È riuscito nel suo intento – ha spiegato – sfruttando la vicinanza degli appartamenti”, il suo e quelli di nonni e zii. Le tracce di tallio sono risultate in un infuso di erbe, che la madre di Mattia aveva portato ai suoi genitori. Del Zotto aveva acquistato del fosfato di tallio da un’azienda di Padova, e perché abbia scelto proprio questa sostanza resta tuttora un mistero. Gli investigatori sono risaliti a lui seguendo le tracce di un account di posta elettronica col falso nome Davide Galimberti e i tabulati telefonici del suo cellulare. Del Zotto viene descritto come un ragazzo isolato, problematico e introverso, che per sua stessa ammissione non aveva alcun rapporto di affetto con i suoi parenti. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, il suo difensore ha chiesto al Gip una perizia psichiatrica.