Una distesa di baracche disordinate, ammassate l'una all'altra, tetti di fortune in lamiera, perlopiù copertoni e poi un fiume di immondizia. Eccolo dall'alto il campo rom di Contrada Scordovillo a Lamezia Terme, stretto tra il centro abitato e l'ospedale: è il più grande della Calabria, 25.000 metri di estensione e di degrado e ora che il virus ne ha varcato i confini ai cittadini fa più paura. Io ho lanciato un allarme il 9 aprile sulla situazione pandemica. A Lamezia si sta parlando di un focolaio probabile, una sanificazione non l'hanno prevista. Non si è letto da nessuna parte. Eppure lì è più pericoloso di tanti altri luoghi. 99 famiglie per 417 persone censite. Ma c'è chi dice che ne vivino centinaia di più. Se il virus si espandesse sarebbe una catastrofe, insostenibile per la sanità locale. Il campo è immerso tra le case, ha tre accessi di cui uno attraversa addirittura la struttura ospedaliera. Quello è l'ospedale. Qui siamo nel parcheggio e guardate a una ventina di metri ci sono le baracche. Su una strada percorsa da cumuli di spazzatura raggiungiamo il campo. Entriamo è molti scappano da noi. Quando riusciamo a parlare con qualcuno, ecco le risposte. Ma avete problemi del virus? Quindi per voi il problema è la spazzatura. Però lei non usa la mascherina. E non ha paura di prenderlo? Andiamo un po' in giro mentre gli abitanti ci guardano come fossimo marziani e continuano a scappare. Nessuno sembra sapere o interessarsi chi è stato contagiato e chi vive qui non vuole comunque sentire parlare del virus. Lei conosce qualcuno delle persone che è stata contagiata qua? Non c'è nessuno col virus? Ma non è venuto nessuno a farvi il tampone? Insomma, per chi abita tra queste capanne il covid sembra l'ultimo dei problemi. Eppure i primi contagi, quattro al momento, sono stati accertati, i contatti tracciati, attivata l'assistenza domiciliare. Ma la bomba è pronta a esplodere. Oggi la situazione è sotto controllo, ma dobbiamo sempre considerare il sotto controllo di una situazione potenzialmente esplosiva. Quindi la guardia, il livello d'attenzione non si deve abbassare neanche per un solo istante, è sotto controllo nel senso che sono sette giorni che non vi sono casi, è sotto controllo perché i casi ad oggi accertati sono pochi, però, sappiamo benissimo che sono 419 persone che risiedono in un ambito territoriale molto ristretto e con grande promiscuità e quindi il pericolo è sempre particolarmente latente e presente.