Coronavirus, cure domiciliari: cosa non funziona

16 mar 2021
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Mentre i ricoveri aumentano, si torna a guardare alla medicina sul territorio, a cosa è stato fatto e a cosa è ancora da fare. È vero che i medici di medicina generale oggi hanno un protocollo per le cure domiciliari, ma per molti è ancora troppo generico e non sempre risulta efficace, tanto che tra le varie chat di scambio di informazioni tra medici, è nato un vero e proprio comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nei pazienti covid chenella sua rete conta circa un migliaio di medici. Non sta funzionando quella che sarebbe la presa in carico di questi malati in una fase molto precoce della malattia, l'idea di avere dato un'unica linea guida, di vedere come va e attendere a partire dai 18 fino agli 80 anni, secondo noi non è stato ragionevole, tant'è che insieme ad altri colleghi abbiamo iniziato già l'anno scorso a trattare precocemente i malati e in effetti questo nella nostra esperienza sta dando buoni risultati. Anche la diagnostica per i pazienti a casa spesso non è facile, in alcune regioni sono nati gli hotspot, centri in cui medici di base possono indirizzare i soggetti positivi per eseguire analisi di laboratorio o ecografie polmonari, il personale però è lo stesso ospedaliero e la coperta risulta corta. La diffusione di questi centri, inoltre, non è capillare e con l'aumento dei contagi si sono allungati anche i tempi di attesa. Poi ci sono le USCA, unità speciali di continuità assistenziale, ma anche in questo caso sono rimaste un numero limitato. Occorrerebbe che ci fosse un maggiore collegamento con le USCA, con le strutture ospedaliere, con l'azienda sanitaria, quindi il collegamento e la centralità, la chiarezza nelle cose da fare e in chi le deve fare e come le deve fare. Visitare un malato resta il cardine per evitare che i peggiori e di conseguenza che intasi gli ospedali, le indicazioni fornite ai medici di base, però, sono rimaste quelle di una gestione a distanza o telefonica dei pazienti, esattamente come un anno fa. Io credo che però ormai quel vantaggio che siamo stati vaccinati, con i sistemi di protezione che in questo momento abbiamo, io credo che non esista più questo blocco per non andare a vedere in presenza a domicilio il paziente.

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