Coronavirus e fase 2, caute riaperture a milano

18 mag 2020
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Sembra quasi un qualunque lunedì di primavera a Milano, se non fosse per le mascherine multiformi che colorano ancora le facce dei milanesi, se non fosse per quei totem all'ingresso dei negozi, per quel vago odore di etanolo che aleggia quando entri in un bar o in un centro commerciale, ora la città ha proprio riaperto, con tanta speranza, ma anche tanta incertezza. Un pochettino meglio perchè l'altra volta eravamo proprio a zero con il passagio, però è ancora dura, è dura riempire. Il ristorante oggi sei coperti, fanno ridere, sembra pieno perché abbiamo distanziato i tavoli, solo quello è successo. Guardi bisogna farsi il segno della croce, credere in qualcosa che sia positivo, ma la vedo molto dura, molto. Da stamattina che ho aperto non ho visto ancora un cliente. Gli affitti non ce li abbassano. Cosa chiedete al Governo? Al Governo guardi, che non passino neanche a noi i soldi. vadano direttamente al proprietario dell'affitto e le bollette, io chiedo solo questo. Non commentiamo, facciamo finta che tutta vada bene. Va male, però bisogna dire che andrà tutto bene. La giornata in cui a Milano riaprono oltre ottomila tra bar e ristoranti, quasi tremila parrucchieri, altrettanti negozi di abbigliamento e accessori corso Buenos Aires, una delle tradizionali vie dello shopping sembra esplodere di vita di nuovo. Anche solo un caffè seduti al bar, un gelato con un'amica su una panchina a bordo strada sono in grado di strappare il sorriso della rinascita. È l'effetto di quasi due mesi e mezzo di lockdown, di contatti sociali solo virtuali. Da quanto tempo non si faceva un gelato fuori con un'amica? Due mesi e mezzo. Sembrate felicissime. Siamo felicissime. Basta poco adesso. basta molto poco. Avete timori, paure? No. Secondo me c'è ancora tanta paura nelle persone, ci vorrà tempo per vedere la Milano di una volta. Milano e la Lombardia vanno adagio, più del resto d'Italia. "Siamo pronti a fermarci di nuovo, se serve", avverte il governatore Fontana con un occhio ai numeri del contagio. Palestre e piscine non apriranno neppure il 25 come nel resto del Paese. Bisognerà aspettare il 31 di maggio e molti ristoranti non hanno ancora aperto. Non riapriamo per non fallire è lo slogan di molti di loro, consapevoli che gli incassi ridotti al 20 30% non basteranno a pagare le spese e allora meglio lasciare i dipendenti in cassa integrazione e rosicchiare ancora qualche giorno di limbo. I milanesi hanno voglia di uscire, ma mica poi così tanto. Un semplice numero, la città si sposta in auto o in moto e i mezzi pubblici hanno ancora il 90% di passeggeri in meno, se non èi paura questa.

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