L'ultimo gruppo dei 42 migranti risultati positivi al coronavirus lascia lo stabile della Croce Rossa di Jesolo, a bordo di un pullman scortato dalla polizia. Il trasferimento presso la struttura protetta in tarda mattinata. La nota località balneare della costa veneta, già profondamente segnata dalla crisi del turismo, causata dalla pandemia, tira un sospiro di sollievo. "Jesolo è una città sicura", ricorda il Sindaco Valerio Zoggia, ma la vicenda è tutt'altro che chiusa. Un focolaio scoperto quasi per caso: il virus si sarebbe diffuso all'interno della struttura, attraverso un trentenne nigeriano che mercoledì 8 luglio avrebbe dovuto essere operato all'ospedale di San Donà di Piave. Sottoposto a tampone nel nosocomio, come previsto dai protocolli, è risultato essere positivo. Della struttura, presidiata 24 ore su 24 dalla polizia, per evitare eventuali fughe, restanoo 85 richiedenti asilo, tutti negativi al virus. I rimanenti ospiti di questa struttura, dovranno rimanere in sorveglianza sanitaria per almeno due settimane. Noi, come Dipartimento di Prevenzione dell'ULSS n. 4, torneremo a fare i tamponi la prossima settimana e fra 14 giorni verificheremo la situazione. Un episodio isolato e circoscritto, che non c'entra con il sistema turismo, sostengono, albergatori e commercianti di Jesolo, che però chiedono indagini approfondite per accertare eventuali responsabilità. 42/43 contagi in un'unica struttura, insomma, non si può considerarlo normale o frutto di una pandemia che non si è esaurita del tutto, è evidente che ci siano delle responsabilità. Gli stabilimenti devono censire tutti coloro che vengono a prendere il sole. Non capisco perché non sia intervenuto il prefetto, ma anche la regione, ma anche il sindaco, ma anche l'ASL. Noi chiediamo che questa struttura venga evacuata: portati via tutti i rimanenti immigrati, sanificata e chiusa.