Covid 19, crisi della ristorazione e opportunità per settore

29 apr 2020
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Secondo le stime sono oltre 50 mila le imprese della ristorazione che rischiano la chiusura, questo significa anche che migliaia di dipendenti potrebbero rimanere senza lavoro. Imponenti le dimensioni raggiunte dal settore in Italia. Secondo le Camere di Commercio sono circa 320 mila esercizi in attività, ma questa volta, dopo il Coronavirus e il conseguente e lungo lockdown, la bolla gastronomica rischia di scoppiare, perché c'è ancora da aspettare per la ripartenza vera e propria. Ciò significa altri 9 miliardi di danni, per un totale di 34 miliardi di perdite dall'inizio della crisi. Ponte Milvio è una delle zone della movida, della capitale, lo vedete, il colpo d'occhio è evidente, sono tutti chiusi: ristoranti, pasticcerie, birrerie, pizzerie, non riapriranno se non tra almeno un mese e molti non sanno se ce la faranno. Pensa che su 800 imprese che abbiamo intervistato, solamente l'1,4% di queste ha ottenuto l'erogazione dei fondi. Purtroppo c'è il rischio di mettere in strada 350 mila nostri collaboratori, per questo abbiamo chiesto al Governo di avere contributi parametrati alla perdita del fatturato, un intervento sulla moratoria degli affitti e, ovviamente, non una dilazione dell'imposizione fiscale, ma una cancellazione dell'imposizione fiscale. Eppure, chi ha la possibilità di guardare al dopo, ha già pensato a protocolli specifici per riaprire in sicurezza. Questo era un tavolo da 8, diventa, così, un tavolo da 4. Meglio di questo non si può fare per mantenere le distanze, ci vuole un metro di distanza l'uno dall'altro, poi faremo a 2 metri tra un tavolo e l'altro, con il passaggio dei camerieri. Qui dentro ci potevamo mettere 120 comodi, messi bene, adesso, se tutto va bene, ci potremo mettere: 40, 45, 50 persone. Il plexiglas immagino che non le piaccia. Assolutamente no. Molti resistono giorno dopo giorno, grazie alle consegne a domicilio, dal 4 maggio, potranno partire anche con la vendita da trasporto, non basta, ma è una piccola boccata di ossigeno per andare avanti. Abbiamo continuato a lavorare con la consegna a domicilio. È un 20-30% di quello che può essere il fatturato effettivo. Ma c'è chi, in controtendenza, guarda avanti e vede tutto questo come un'opportunità. Sicuramente è un momento complicato, ma, d'altronde, lo è per tutte le industrie sia di produzione sia di somministrazione. Diciamo che la ristorazione aprirà per ultimo, ma non mi sembra giusto sentirci diversi o più colpiti rispetto al resto della popolazione. Noi ci stiamo muovendo per cercare di riassorbire tutti i nostri collaboratori all'interno di una tipologia di attività più votata alla consegna a casa. Non dobbiamo far altro che tutti insieme riscrivere un nuovo capitolo di produzione economica, di somministrazione e reinventare, per l'ennesima volta, quello che è nient'altro che evoluzionismo economico.

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