Le cronache lo raccontano, le città ne sono il teatro. Il fenomeno non nuovo delle baby gang negli ultimi mesi ha avuto una recrudescenza, da Bologna a Napoli, da Roma a Milano. Dai dati dell'Osservatorio Nazionale sull'adolescenza emerge che il 6,5% dei minorenni fa parte di una banda, il 16% ha commesso atti vandalici mentre 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a una rissa, danneggiamenti, furti e ricettazioni, rapine ed estorsioni, risse e lesioni, diffusione di immagini pornografiche sui social, questi i reati commessi dai ragazzini. La criminalità di gruppo dei minori ha trovato linfa anche nel disagio degli ultimi due anni ma si nutre soprattutto di voglia di riscatto e di fuga da un presente visto senza prospettiva. Spesso sono ragazzi che non studiano e non lavorano e nel gruppo ritrovano il senso di appartenenza, si fanno forti di questo per compiere atti violenti e vandalici. Come ha ricordato il procuratore capo dei minori di Brescia, Giuliana Tondino, nella sua relazione all'anno giudiziario, svolta lo scorso gennaio, alcuni di questi adolescenti hanno deficit cognitivi oppure problemi psichici, spesso lacune educative o gravi problemi di famiglia. L'abbandono scolastico è un'altra costante. Dai dati del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità gli ingressi di minori e giovani adulti negli istituti italiani nel 2020 sono stati 713, sui circa 30.000 denunciati. Chi non è detenuto o è in attesa di giudizio o sottoposto a misure alternative ma c'è un dato significativo, il tasso di recidiva per chi sconta la pena interamente in carcere è superiore al 60%. Nel caso delle misure alternative invece non supera il 20%, perché come ricordano i magistrati, la violenza minorile è un fenomeno più sociale che criminale e deve essere contrastato a monte poiché la sola risposta penale si rivela inefficace.