La terza attesa enciclica del Papa, Fratelli tutti, Bergoglio la regala ai fedeli al termine dell'Angelus, nell'edizione dell'Osservatore Romano che dopo il lockdown riprende in forma cartacea, e diventa inconsapevole simbolo della speranza di normalità. Un'enciclica che nel giorno della festa del Santo da cui ha preso il nome, Bergoglio presenta così. I segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l'unica via verso lo sviluppo integrale e la pace. 132 pagine, Fratelli tutti è un'enciclica anomala, una specie di summa del pensiero che Bergoglio ha espresso in questi anni di pontificato. Temi legati dal filo conduttore della fratellanza, sentimento necessario con cui affrontare, sentendosi figli dell'unico padre e appartenenti alla stessa famiglia umana, i problemi del pianeta e dei rapporti sociali. Che nessuno si salvi da solo, scrive Francesco, ce lo ha mostrato anche la pandemia di Covid, che non è un castigo divino e svela le nostre false sicurezze. E parla della guerra, da abolire perché non esiste nemmeno una guerra giusta. E della pena di morte, da cancellare dal pianeta e dichiarata inammissibile. E Francesco chiede una riforma dell'Onu. Poi parla della politica, forma preziosa di carità che non può essere piegata alla finanza e al mercato che tante stragi ha provocato. Cita Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e il beato Charles de Foucauld, e dice sì al popolarismo ma no al populismo, che è il tentativo di strumentalizzare il popolo per i propri egoismi. Con questa enciclica Papa Francesco si conferma un Papa popolare, ma non populista, anzi nell'enciclica critica il populismo come strumentalizzazione del popolo. Invece per Papa Francesco la politica deve essere una politica che dal basso, muove e cambia il mondo, una politica ispirata dalla fraternità.