Era il 2012. La Norvegia ci prendeva in giro così. Stereotipi a parte, restano i numeri. Stando all’ultima indagine dell’Eurostat, quasi 7 italiani su 10 sotto i 35 anni vivono ancora con mamma e papà. Un dato, peraltro, in crescita rispetto al 2014 e molto più alto della media europea. Solo la Slovacchia, da questo punto di vista, ci supera. Tutt’altra storia per Francia, Germania e Regno Unito. Il fenomeno è ancora più evidente nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, quella in cui si dovrebbe iniziare a lavorare. Resta in famiglia, in questo caso, il 50,6 per cento dei ragazzi, più uomini che donne. Il confronto con il nord Europa, neanche a dirlo, è impietoso. Una questione culturale, certo, ma non solo. “Se ci confrontiamo con i Paesi nordici, ma anche con la Francia e con la Germania, oltre al fatto che si entra prima nel mercato del lavoro, sia il sistema della sicurezza sociale, quindi i sostegni al reddito in caso di disoccupazione, sia il mercato delle abitazioni sono più favorevoli”. Non sorprende, allora, che il 40,3 per cento dei ragazzi italiani sotto i 35 anni dichiari di vivere con i genitori pur avendo un lavoro full-time. “Dobbiamo anche tener conto che, se è vero che questi sono occupati, spesso sono occupati con contratti temporanei. Ci sono anche delle ricerche sui giovani italiani che sono usciti dalla famiglia d’origine e che sono dovuti rientrare proprio perché il lavoro era finito e non si poteva più pagare l’affitto. Rientrare può essere un po’ più doloroso che non aspettare di uscire”.