L’inchiesta si chiama Black Widows, vedove nere. Il motivo è chiaro quando gli inquirenti spiegano cosa è emerso dalle indagini. Preserre Vibonesi e i comuni di Sorianello e Gerocarne. La polizia scova tra stretti vicoli e case disabitate armi di ogni tipo, fucili a canne mozze, pistole e munizioni pronte all’uso. L’aria è insanguinata da anni da una faida di ’ndrangheta, i Loielo da una parte e gli Emanuele dall’altra, che si contendono il controllo del territorio. A giugno 2007 viene ucciso Salvatore Inzillo la cui famiglia è contigua agli Emanuele. Gli Inzillo preparano la vendetta e a luglio tentano di uccidere Giovanni Nesci, legato invece alla famiglia avversaria. Non ci riescono. Nell’agguato, di chiaro stampo mafioso, Nesci resta solo ferito assieme al fratello minore e affetto da sindrome di Down. Ebbene, ciò che gli investigatori scoprono è che ispiratrici di questa azione omicidiaria sarebbero proprio quelle donne, le black widows Inzillo, le quali non solo custodivano le armi e addirittura avevano indotto l’anziana madre a nascondere una pistola tra la biancheria intima, ma appunto istigavano, con una violenza inusitata, dicono i pm, i mariti e i parenti a lavare con il sangue le offese subite per mano degli odiati nemici di sempre. Anche loro, perciò, sono finite in manette assieme ad altri cinque esponenti della famiglia su ordine della DDA di Catanzaro con varie accuse, tra cui tentato omicidio, detenzione, porto abusivo di armi, ricettazione, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.