A pochi giorni dall'assalto a medici e infermieri costretti a barricarsi in una stanza per sfuggire la rabbia dei familiari di una ventenne morta durante un intervento chirurgico, il Policlinico Riuniti di Foggia è teatro di una nuova aggressione ai danni del personale sanitario. Questa volta è toccato a tre infermieri del Pronto Soccorso presi a calci e pugni da un paziente 18enne in preda ad un attacco d'ansia, poi arrestato dai Carabinieri. Un'escalation di violenza sempre più allarmante in una regione nella quale, secondo un recente studio, su 3.200 tra medici, infermieri e operatori sanitari interpellati, il 42% ammette di aver subito aggressioni e minacce. "Sulla questione di Foggia io credo che è la situazione più grave che si è venuta a determinare è legato principalmente al fatto che lo Stato deve essere più presente, ovviamente viviamo tutti quanti una difficoltà anche in termini di persone, capisco la carenza anche della Polizia, dei poliziotti, però credo che lì dove questo si verifichi è necessario a questo punto mettere l'Esercito anche a presidio delle strutture sanitarie." È proprio a Foggia dove sull'aggressione medici e la morte della ventenne sono state aperte tre inchieste, due della Procura e una interna dello stesso ospedale. Lunedì prossimo i sindacati di categoria si daranno appuntamento per una grande manifestazione unitaria ricordando come la violenza rischi ora di aggravare ulteriormente la fuga di professionisti dai nostri ospedali.