È di 12 trilioni di dollari il costo nascosto che dobbiamo sostenere ogni anno a livello globale a causa dei nostri sistemi agroalimentari, tra danni irreversibili agli ecosistemi e spese per la sanità pubblica, dovute principalmente a malattie croniche, riconducibili a modelli alimentari poco salutari. È fondamentale una rivoluzione per rendere disponibile entro il 2050 fino a 1,2 miliardi di ettari di terreni attualmente destinati all'agricoltura. Sono cifre astronomiche, è vero, ma sono i conti che ci presenta la Terra in una fotografia scattata durante la decima edizione del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione della Fondazione Barilla. Serve un cambio di passo immediato, anzi di mentalità. “Bisogna aprire la testa e guardare a degli approcci trasversali, invece che verticali. Allora la nostra salute è interconnessa alla salute degli animali (mangiamo la carne, beviamo il latte) e così alla salute di tutta la produzione, alla salute della Terra, perché la terra ha il suo microbioma, terra intesa come terra ha il suo microbioma, ha i suoi nutrienti”. Per avere un sistema agroalimentare sostenibile la riforestazione è fondamentale, sottolinea il padrone di casa. “Ogni operazione, ogni operazione industriale che va contro la forestazione è un delitto contro l'umanità. Quindi, tra le altre cose, una delle operazioni da fare, e che noi abbiamo fatto, è quella dell'eliminazione dell'olio di palma, che è uno dei responsabili principali per la deforestazione in grandi regioni del mondo”. Fondamentale è una gestione sostenibile del cibo, della terra, dell'acqua e degli oceani, ma soprattutto agire e fare agire la politica. “Qui si parla di salva-Stati; noi dobbiamo salvare il pianeta, perché prima degli Stati arriva il pianeta. Se entro 70 anni la situazione ambientale non va a cambiare noi avremo dei disastri incredibili. Trieste arriverà ad avere la temperatura di Catania. È questo l'elemento centrale di cui deve parlare la politica”.