"Per tre volte mentre ero latitante ho incontrato a Milano Silvio Berlusconi". A pronunciare queste parole, in un'aula del Tribunale di Reggio Calabria dov'è in corso un processo sulla 'ndrangheta stragista, è stato il boss palermitano Giuseppe Graviano, condannato all'ergastolo, appunto, per la stagione delle stragi a Palermo nel '92. Per anni il capomafia di Brancaccio era stato zitto. Adesso è un fiume in piena e in aula parla dell'ex premier, dicendo di averlo frequentato ancora prima della sua discesa in campo e della fondazione di Forza Italia. "Eravamo in affari con lui", ha detto il boss Graviano. In particolare sarebbe stato il nonno del capomafia ad avere avuto rapporti di natura economica con Berlusconi ed alcuni suoi soci, per investire una valanga di miliardi nel settore immobiliare. Il primo incontro, ha detto in aula Graviano, avvenne in un hotel di Milano nel 1983, un secondo nell'84, quando il boss era già latitante. "Berlusconi", ha detto il padrino di Brancaccio, "era con altre persone e sapeva benissimo che io ero un latitante di mafia". In alcuni incontri successivi, dice ancora Graviano, Berlusconi gli disse che stava pensando di entrare in politica. Per l'avvocato dell'ex premier, Niccolò Ghedini, le accuse di Graviano sono prive di fondamento. "Dopo 26 anni di silenzio", dice il legale, "Graviano parla solo per ottenere dei benefici, inventando incontri inverosimili e non veritieri".