Al confine tra Libia e Tunisia, ci sono centinaia di migranti pronti a partire. 2 mila persone sono state messe in mare tra venerdì e domenica, molte riportate indietro dai militari libici, una ventina di barche sono arrivate tra Sicilia e Sardegna, sette intercettate dall'unica nave umanitaria al momento in missione nel Mediterraneo Centrale: la Geo Barents di Medici Senza Frontiere. A bordo 410 profughi emigranti, 100 sono bambini e adolescenti, molte famiglie siriane e profughi eritrei. "Erano in mare da tre giorni, senza acqua né cibo. La gente è molto stanca e molto provata." Una marea umana in fuga da miseria e guerre, che trova il primo approdo sul lembo più a Sud d'Europa, Lampedusa, dove i vecchi barconi a volte arrivano in autonomia, come nei giorni scorsi e dove i pescatori si ritrovano a salvare vite, che altrimenti sparirebbero in mare. Vincenzo ci racconta una notte drammatica: "Erano troppo in difficoltà, di notte è una cosa bruttissima. Avevo una paura incredibile, però il cuore mi diceva di prendere tutte le persone, erano 24, ancora c'ho i brividi ... sopra, poi piano piano abbiamo cominciato a dare l'acqua, perché avevano sete, avevano fame. Abbiamo dato tutti i panni che avevamo a bordo, tutte le magliette. Uno non può lasciare queste persone in acqua, per dire, vai indietro e te ne vai. Una persona che c'ha un cuore non è capace a fare queste cose". Una volta a terra, il pescatore si è visto notificare una denuncia per violazione del Codice della Navigazione, per essersi allontanato dal limite delle acque territoriali. "L'Italia è il Paese delle contraddizioni, che se un pescatore si azzarda a salvare una persona, ritorna a terra e viene denunciato. Ho intenzione di proporre un riconoscimento per l'azione eroica che ha fatto nel nostro mare".