"Tutta la verità", promette di raccontarla davanti ai magistrati il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che intende rispondere a ogni domande dei PM. Sono trascorse due settimane dall'arresto per corruzione elettorale. Se il 10 maggio aveva scelto il silenzio nell'interrogatorio di garanzia, nel faccia a faccia in Procura, tra poche ore, Toti chiarirà la sua posizione, subito dopo chiederà la revoca dei domiciliari. Ma per la decisione sulle dimissioni vuole il confronto con la sua maggioranza. "Ho tracciato tutte le spese. Non mi sono messo in tasca nulla", assicura Toti tramite il suo avvocato Stefano Savi. Dovrà ripeterlo davanti ai PM titolari dell'inchiesta. Il governatore deve rendere conto di 74.000 euro versati al suo comitato elettorale da Aldo Spinelli, in cambio di provvedimenti favorevoli. E altri 55.000 euro spostati sul suo conto personale. Nelle carte dell'inchiesta, quel conto è abitualmente utilizzato come politico e trova riscontro nella causale. Ma i bonifici sono importanti per chiarie il cuore dell'inchiesta. La concessione trentennale di un'area molto importante per il Porto di Genova, il Terminal Rinfuse, a Spinelli. Sciù Aldo, 84 anni, il grande corruttore finito agli arresti domiciliari, l'uomo che ha risposto a tutte le domande della giudice che durante l'interrogatorio chiama "signorina", che nei corridoi del tribunale dice "fate i bravi" ai giornalisti. E che con ogni probabilità verrà nuovamente sentito in procura assieme al figlio, Roberto Spinelli, in seguito al presunto errore di trascrizione sui finanziamenti chiesti da Toti e definiti "leciti", ma riportati nelle carte come illeciti. Attesi anche altri due interrogatori chiave, il sindaco di Genova Marco Bucci, che ha chiesto ai PM di essere ascoltato e il patron di MSC, Gianluigi Aponte. Non sono indagati, ma i loro nomi sono nelle intercettazioni. Resta in carcere per ora l'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini.