Era arrivato in Italia per chiedere asilo come rifugiato, ospite del centro d’accoglienza di Isola di Capo Rizzuto in Calabria, ma il suo vero obiettivo era un altro: cercava potenziali combattenti qui nel nostro Paese perché la sua vera missione era la guerra santa. Per questo motivo è stato arrestato dalla polizia di Crotone un iracheno di ventinove anni, accusato del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione a delinquere. Per la DDA di Catanzaro, diretta dal Procuratore capo Nicola Gratteri che ha coordinato le indagini, era un soggetto pericoloso che si era già fatto notare come persona violenta e fortemente incline alle attività criminali. La polizia lo teneva d’occhio da tempo: il 22 marzo era stato a Roma in centro e qui più volte la polizia lo avrebbe fermato per controllarlo. Di questo si vantava con un conoscente al telefono perché era contento se destava allarme. Subito dopo l’attacco suicida di Manchester, avvenuto il 22 maggio, al termine del concerto di Ariana Grande in cui persero la vita oltre venti persone, soprattutto adolescenti che erano andati ad assistere allo spettacolo della loro popstar preferita, l’iracheno aveva esultato. Un atteggiamento che non era passato inosservato e che si aggiunge a un altro episodio sospetto: una telefonata intercettata fra lui e la sorella durante la quale il ventinovenne le avrebbe detto di aver pensato a lungo all’ipotesi di rientrare nel proprio paese d’origine per prendere parte al Jihad ma di aver preferito poi rimanere in Italia a redimere gli infedeli, ai quali dice “dovrebbe essere tagliata la gola”. Per mesi, raccontano le indagini, avrebbe tentato di istigare alla guerra santa gli immigrati ospiti del centro di protezione per richiedenti asilo e rifugiati di Crotone, una vera e propria attività di proselitismo che veniva svolta fornendo notizie, materiali e video sullo Stato islamico.