Il più grande disastro naturale degli ultimi 80 anni, lo ha definito il Presidente kazako Qasym-Jomart Toqaev, sembra un'alluvione tropicale e invece siamo nel territorio del Kazakistan, al confine con la Russia. Un mare d'acqua da cui spuntano le case, uno scenario apocalittico causato dalle inondazioni per l'innalzamento delle acque del fiume Ural. 85mila gli evacuati, 30mila dei quali sono bambini, quasi 8.400 le persone in centri di accoglienza temporanea. In 10 regioni occidentali e settentrionali del Paese è stato dichiarato lo stato d'emergenza. La protezione civile è in stato di massima allerta e i mezzi di soccorso solcano strade sommerse dall'acqua in cerca di dispersi. Le inondazioni iniziate da qualche giorno hanno colpito anche il territorio russo oltre il confine, fino alle regioni di Kurgan e Tyumen, qui 62 centri urbani sono a rischio. La situazione più grave è nella città di Orsk, 230mila abitanti nella regione di Orenburg a 20 chilometri dal confine. Qui, a causa della rottura di una diga, il fiume Ural ha toccato il livello record di 9 metri, altri 30 centimetri e l'intera città finirebbe sott'acqua. Secondo gli scienziati questi alluvioni sono il risultato di più eventi: le forti piogge di questi giorni, insieme alle temperature superiori alla media, con il conseguente scioglimento di neve e ghiaccio dagli Urali. L'equazione della scienza è sempre quella: riscaldamento globale significa aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi meteorologici estremi.