Sono riprese questa mattina, alle prime luci dell'alba, le ricerche dei superstiti del tragico naufragio che ieri è costato la vita a 13 persone, 13 donne. 22, invece, i superstiti che hanno raccontato che sul barchino che si è capovolto a 6 miglia dalle coste di Lampedusa c'erano almeno una cinquantina di persone. Tra loro molti bambini. Le speranze di trovarli in vita sono davvero, davvero pochissime perché questa notte il mare si è ingrossato ancora di più e il forte vento che sta tirando in questo momento potrebbe aver portato al largo i corpi. Una tragedia che arriva a pochi giorni dall'anniversario del 3 ottobre, un anniversario tragico per l'isola di Lampedusa perché si ricordano i 386 migranti morti proprio dopo essere arrivati sotto la costa dell'isola. Una situazione che, purtroppo, si è ripetuta ancora una volta, come ha sottolineato il Sindaco Totò Martello, che ha anche denunciato “Noi siamo rimasti soli, siamo stati lasciati soli! L'emergenza non è finita, anzi, continua ancora di più!” La procura di Agrigento, intanto, ha aperto un'inchiesta su questo naufragio. L'ipotesi di reato, al momento contro ignoti, è quella di naufragio colposo e di omicidio colposo. Sull'isola si trova il procuratore aggiunto Salvatore Vella. Noi, ieri, lo abbiamo intervistato, allora sentiamo insieme che cosa ci ha detto e poi linea allo studio. “L'imbarcazione non era in condizione di affrontare la traversata con tutta questa gente a bordo. Nessuno a bordo sembra avesse mezzi di soccorso individuali e in questi casi un salvagente veramente ti salva la vita perché sono stati molto bravi gli equipaggi che sono intervenuti, soprattutto la prima motovedetta della Guardia costiera. La maggior parte delle persone sono state salvate per il coraggio degli uomini a bordo. Se avessero avuto un giubbotto o anche soltanto un salvagente, sarebbero oggi vivi. Non l'avevano e, insomma, stiamo cercando dei dispersi.”.