Troppo poche donne nel mondo del lavoro, soprattutto in ambito scientifico. Non è una novità, ma ora questa certezza ha anche dei numeri. In Italia solo il 18,9% delle laureate ha scelto discipline STEM, ossia scienze, tecnologia, ingegneria e matematica e questo, nonostante le ragazze si laureino mediamente in corso e con voti più alti dei colleghi, inoltre una volta entrate nel mondo del lavoro, non ottengono gli stessi risultati, sia in termini di occupazione che di retribuzione, ma anche nel resto del mondo non va meglio. Secondo i dati UNESCO, solo il 30% di tutte le studentesse sceglie i campi legati alle STEM nell'istruzione superiore a livello globale. L'iscrizione delle studentesse è particolarmente bassa nei settori delle tecnologie legate alla comunicazione e informazione 3%, delle scienze naturali, della matematica e della statistica 5% e dell'ingegneria delle costruzioni 8%. Nonostante il risultato poco soddisfacente, l'Italia è comunque ai primi posti in Europa. A livello europeo infatti, il nostro Paese si posiziona sopra i dati di media, sia per quanto riguarda la percentuale di ragazze che scelgono corsi STEM sul totale delle iscritte 17% contro 16%, che per la percentuale delle ragazze sul totale degli iscritti alle facoltà scientifiche 37% contro 31%. Eppure le ragazze si laureano in materie non umanistiche, con voti migliori rispetto ai colleghi maschi: 107.3 contro 106.4, inoltre il 50% delle ragazze completa gli studi contro il 48% dei maschi. Finita la scuola però, il sorpasso. Le migliori performance accademiche femminili, sembrano non essere riconosciute dal mercato del lavoro, ad un anno dalla laurea il tasso di occupazione degli uomini laureati nei corsi STEM, è del 91,8% ed è più elevato di quello delle donne, che si ferma all'89,3%. Il divario si osserva anche a livello salariale, di conseguenza le donne faticano anche ad emergere in ruoli di leadership, con piccole oscillazioni, le posizioni apicali occupate da studiose si attestano al 20%.