500 uomini armati pronti a scatenare l'inferno. Di questo parlavano i mafiosi di Gela al telefono senza sapere di essere intercettati dagli uomini della Squadra Mobile che indagavano sulle nuove famiglie che comandavano in zona. 35 le persone arrestate durante il blitz di questa notte. Sono accusate di associazione mafiosa, estorsione, minacce, danneggiamenti e traffico di droga. Per imporre la legge degli stiddari, infatti, gli uomini del clan non esitavano a minacciare chi si opponeva al pagamento del pizzo e ai loro ordini. Decine di episodi di danneggiamento e violenza sono stati documentati dagli investigatori durante le indagini. I boss avevano anche inventato un nuovo pizzo. Il denaro che proveniva dalle attività illecite e soprattutto dal traffico di droga veniva reinvestito nel settore alimentare. Poi le attività commerciali di Gela, sotto minaccia, erano costrette a comprare e vendere quei prodotti. Un’altra operazione antimafia è stata messa a segno nel nord Italia. La Polizia di Brescia, insieme con la Guardia di Finanza, ha fatto scattare le manette per 75 persone, anche loro legate alla Stidda, la mafia di Gela, una mafia che ha abbandonato almeno al nord il crimine tradizionale per dedicarsi al mondo economico e finanziario. In carcere, infatti, sono finiti alcuni colletti bianchi che si occupavano di gestire flussi di denaro che venivano reinvestiti e ripuliti tramite giri di false fatturazioni. Durante l'operazione sono stati sequestrati beni per 35 milioni di euro.