Malata Sla ferma le cure: primo caso dopo biotestamento

05 feb 2018
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Ha deciso di mettere fine alla sua vita, Patrizia, malata di SLA, e se n’è andata con il sorriso sulle labbra, tenendo per mano i suoi cari. Nuorese, di quarantanove anni, Patrizia Cocco è il primo caso conosciuto in Italia di morte assistita in cui viene applicata la nuova legge sul biotestamento, entrata in vigore il 31 gennaio scorso. Ha combattuto per cinque anni contro la malattia, Patrizia, cercando di entrare a far parte, senza successo, di un programma di cura sperimentale. Ma poi, stremata e stanca, ha deciso di dire basta e far staccare la spina. Ha dato il suo assenso ai medici per la rinuncia alla ventilazione meccanica e per l’inizio della sedazione palliativa profonda. “Una scelta lucida e coraggiosa, la sua”, così l’ha definita suo cugino, un avvocato, che ha accompagnato Patrizia lungo questo percorso, che con la nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente, saltando il passaggio in tribunale. Una volontà, quella di morire, che Patrizia, così come previsto dalla norma, aveva espresso sempre identico per quattro volte davanti all’équipe di medici che l’aveva in cura e a due testimoni. Quando è stato il momento, le è stata praticata una sedazione profonda e poi si è proceduto a fermare la ventilazione meccanica, in modo da portarla alla morte senza dolore, in un modo che i medici definiscono naturale.

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