La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti i 59 imputati dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi; strage costata la vita a 43 persone il 14 agosto 2018. La richiesta arrivata al termine di 11 udienze preliminari per mandare a processo i manager di Autostrade e Spea, tecnici del Ministero delle Infrastrutture. Poi sarà il turno delle difese. Le accuse vanno da omicidio colposo plurimo al crollo doloso, dalla rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza, a falsificazione, omissione di dati d'ufficio. Dieci le posizioni stralciate in attesa di ulteriori approfondimenti; tre indagati dei 71 iniziali sono morti prima della chiusura delle indagini. Durissime le parole dei PM dettagli agghiaccianti il posto era con una bomba orologeria si sentiva il tic tac ma non si sapeva quando sarebbe esploso. Questa, una delle immagini usate dal magistrato Walter Cotugno per descrivere lo stato di incuria del Morandi mentre il PM Massimo Terrile ha parlato di budget troppo ridotti per i lavori di manutenzione, definendo l'ex amministratore di Asti Giovanni Castellucci un padre padrone dentro Autostrade che si occupava di tutto nel dettaglio anche della sicurezza del viadotto Polcevera e quindi non poteva non essere a conoscenza dello stato dell'opera di cui anche un pensionato di Certosa si sarebbe accorto. I PM contestano ad alcuni indagati anche la colpa cosciente. Ci fu immobilismo e consapevolezza dei rischi. Nessuno dal 1992 è intervenuto sulle pile 9 quella sbriciolata e 10; è stata la progressiva corrosione dei piloni a causare la strage, non un imprevedibile difetto progettuale.























