“Sarò processato per l’aiuto a Fabo. Così ha deciso oggi il giudice. Il processo sarà anche l’occasione per processare una legge ingiusta”. Così l’esponente dei radicali, Marco Cappato, ha commentato in un tweet la decisione del giudice per le indagini preliminari di Milano, Luigi Gargiulo, di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e di predisporre nei suoi confronti l’imputazione coatta per aiuto al suicidio di dj Fabo. In aggiunta a questa accusa, il GIP – si legge nelle 31 pagine della motivazione – ha ipotizzato anche il reato di rafforzamento al suicidio. Ora i PM, Tiziana Siciliano e Sara Arduini, avranno dieci giorni di tempo per chiudere l’inchiesta. Cappato aveva accompagnato Fabiano Antoniani, meglio conosciuto come dj Fabo, in una clinica svizzera a fine febbraio, dove era stata effettuata la dolce morte seguendo il protocollo elvetico. Il giorno dopo Cappato si era autodenunciato alle autorità italiane. Antoniani, 40 anni, era rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente avvenuto nel 2014, non respirava in autonomia e veniva alimentato con un sondino, senza speranza alcuna di miglioramento. Per il suo caso e per tutte le persone nelle sue medesime condizioni, i PM Siciliano e Arduini avevano parlato di diritto al suicidio.