Simon Gautier poteva essere salvato? E, in ogni caso, ci sono stati dei ritardi o delle omissioni? A queste e ad altre domande sta cercando di rispondere la Procura di Vallo della Lucania, guidata da Antonio Ricci, in un'inchiesta per omicidio colposo che ha visto un ulteriore tassello. La polizia postale ha aperto il telefonino dell'escursionista francese, morto il 9 agosto scorso, dopo essere caduto in un burrone nel Parco Nazionale del Cilento e ritrovato solo 9 giorni dopo a San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno. Dopo la richiesta di soccorsi del giovane, le ricerche non sono state subito efficaci perché la cella agganciata dal telefono era quella di Maratea, in Basilicata. Secondo le anticipazioni dell'autopsia, il ragazzo sarebbe svenuto e poi morto per emorragia in 45 minuti circa, perché aveva un'arteria recisa a causa della caduta. Solo dopo molti giorni di ricerche si è riusciti ad arrivare a localizzarlo nel Cilento. Le operazioni di recupero sono durate 9 ore. Nella perizia sono stati acquisiti i tabulati che tracciano gli ultimi contatti del giovane. Alla perizia ha assistito anche l'avvocato della famiglia, Maurizio Sica. “La mia attenzione si è posta su alcuni contatti che ha avuto Simon, il telefonino di Simon, con il 112, relativi all'incirca alle 9.15 del giorno della sua caduta. La traccia di queste telefonate verso le 9.15 io ho avuto modo di vederla rapidamente e mi è balzata agli occhi perché, ovviamente, quello che l'indagine dovrà scongiurare è l'ipotesi di una seconda caduta dopo la telefonata al 118 e questo, ovviamente, andrebbe poi messo in relazione ai tempi del soccorso.” I tentativi disperati per chiedere soccorso di Gautier sarebbero stati, dunque, più di uno, fino alle 9.15, mentre non si riusciva a localizzarlo. L'Italia, infatti, è indietro nell'adozione di tecnologie di geolocalizzazione più moderne, sistemi già in uso altrove e che tutti i Paesi europei devono adottare entro il 2020. La Commissione europea chiederà spiegazioni sui soccorsi, scrivendo al nostro Paese.