Non finirà in archivio la strage dei bambini. Troppi gli aspetti ancora da chiarire e le responsabilità da accertare, prima di voltare pagina sul naufragio che l’11 ottobre del 2013, al largo di Lampedusa, costò la vita a 268 profughi, tra cui, appunto, una sessantina di bimbi. Il Tribunale di Roma ha infatti respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Giorgianni, ha disposto l’imputazione coatta per due alti ufficiali della Marina militare e della Guardia costiera, Luca Licciardi e Leopoldo Manna. Dovranno rispondere di rifiuto di atti d’ufficio e omicidio colposo, “per aver colpevolmente ritardato – si legge nel provvedimento di 27 pagine – l’intervento di soccorso”. Va invece approfondita, sei mesi di tempo, la posizione di Catia Pellegrino, comandante della nave militare italiana Libra, la più vicina al punto in cui si trovava il barcone in avaria. Carica di 480 siriani, colò a picco, al largo dell’isola siciliana, ma in acque territoriali maltesi. Cinque ore trascorsero tra le richieste disperate di aiuto da parte dei profughi e il naufragio. Nel mezzo, un rimpallo di responsabilità tra autorità maltesi e italiane, per chi dovesse prestare aiuto, che si rivelò fatale.