Sentenza per Massimo Bossetti oppure nuova perizia super partes sul DNA. È questo che ci si attende domani al termine della Camera di Consiglio della Corte d’Assise d’Appello di Brescia che dovrà decidere se confermare l’ergastolo per il muratore di Mapello condannato in primo grado a Bergamo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra aggredita e lasciata agonizzante in questo campo di Chignolo d’Isola, poco lontano da casa sua, il 26 novembre 2010. “L’assassino è lui perché sugli slip della ragazzina c’era la sua traccia biologica” ha sostenuto l’accusa. Un DNA nucleare che coincide al 99,99% con quello di Bossetti. Una prova granitica stando alla prima sentenza sulla quale gli avvocati difensori cercano, però, di sollevare dubbi da sempre. Dubbi che, invece, non ha la pubblica accusa né la parte civile e nemmeno, fino ad ora, la Cassazione che si era già pronunciata sul test del DNA in occasione della richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Bossetti mettendo un punto fermo sulla questione. “Basta al nucleare per dire che quelle sugli slip di Yara sono tracce dell’imputato” avevano scritto gli ermellini, precisando anche che le diverse possibili giustificazioni fornite dai vari consulenti della Procura sulla rilevata non corrispondenza con marcatori genetici ipocondriali erano tutte scientificamente valide. Insomma, posizioni nettamente opposte quelle di accusa e difesa. Ora sarà la Corte a pronunciarsi. Lo farà dopo aver ascoltato le dichiarazioni spontanee di Bossetti che da sempre si dice innocente e completamente estraneo ai fatti.