A Perugia, Luca Palamara, è indagato in un'inchiesta per corruzione. A Roma, invece, comincia il procedimento davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura. Un giudizio che potrebbe terminare con la cancellazione dalla Magistratura dell'ex PM di Roma, ex Presidente dell'Associazione nazionale magistrati ed ex toga di Unicost. Il Csm è chiamato a decidere sull'accusa di comportamento gravemente scorretto e strategia di discredito che Palamara avrebbe adottato nei confronti di alcuni colleghi. Secondo il Procuratore generale in Cassazione, Giovanni salvi, che ha stilato l'atto d'accusa l'ex pubblico Ministero Romano avrebbe posto in essere manovre per pilotare, assieme ad altre toghe, nomine anche di importanti uffici giudiziari, come la Procura di Roma. Secondo l'accusa, tra i bersagli c'erano il Procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo, che aveva presentato domanda per l'incarico di capo della Procura di Roma; il Procuratore aggiunto della capitale, Paolo Ielo; e l'allora Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Palamara arriva a Palazzo dei Marescialli con una lista di 133 testimoni. Tra questi, Piercamillo Davigo, membro effettivo della Sezione disciplinare del Csm e del quale, di conseguenza, l'ex PM ha chiesto la ricusazione. “Sono determinata a chiarire tutto” ha detto Palamara, aggiungendo che non vuol fare un: muoia Sansone con tutti i filistei. Contesterà le interferenze attribuitigli per il semplice fatto che quello era il sistema del quale faceva parte lui come gli altri magistrati. Un sistema che, ha torto o ha ragione avrebbe caratterizzato la gestione delle toghe Un sistema nel quale, a fare da ago della bilancia, erano le correnti interne alla Magistratura, senza il cui avallo nulla si poteva muovere.