Aumentano i casi e dopo l'ultima carcassa infetta trovata a ridosso del grande raccordo anulare, la nuova ordinanza del Commissario Ferrari, estende la zona rossa da 65 a 120 km a nord della capitale. "Quello su cui noi contiamo è ancora che la malattia sia all'interno di quest'area, cioè dei tre parchi a nord di Roma, all'interno del raccordo anulare, perché proprio la strategia che ci siamo dati è quella di far si che l'area di massima circolazione virale rimanga lì e dobbiamo monitorare costantemente quello che succede all'esterno". Chiudere i varchi della zona infetta recitandoli, in particolare gli accessi del grande raccordo anulare, più circoscrivibili per evitare che il focolaio si alimenti, per impedire che escano fuori gli animali infetti. La peste suina è una malattia che non colpisce l'uomo, presenta però una mortalità del 98%, una diffusione elevatissima. Il ceppo individuato nel parco dell'Insugherata è ad alta patogenicità, i dati portano a far credere che dentro l'aria infetta, se circoscritta, isolata, la mortalità possa diventare presto molto diffusa. Per fare tutto ciò è stata istituita una cabina di regia che comprende Regione, Ministero della Salute, comune di Roma, per gestire anche il depopolamento dei cinghiali, ovvero gli abbattimenti, considerando che sono almeno 400, secondo le stime, gli animali presenti dentro la riserva naturale dell'Insugherata. "Una volta che abbiamo confermato che l'area di circolazione virale è all'interno, allora in modo centripeto, quindi dall'esterno verso l'interno e avendo messo le barriere fisiche, quindi le famose reti, allora potremo procedere agli abbattimenti". L'obiettivo è evitare che la malattia passi dal cinghiale al suino. Si punta a creare un vuoto sanitario, per questo è stato chiesto a tutti gli allevamenti compresi nelle aree infette, di procedere con la macellazione dei propri suini. "Voglio solo ricordare un aspetto, che di norma per dichiarare radicata la malattia dovrà passare un anno dal ritrovamento dell'ultima carcassa positiva".