Queste inquietanti pecette sono comparse su una quarantina di capolavori esposti alla Pinacoteca di Brera. L’allarme scatta nella notte tra giovedì e venerdì, proprio quella nottataccia di gelo che ha creato emergenza in tutta la città, e che a Brera ha mandato letteralmente in tilt i climatizzatori che tengono costante la temperatura e l’umidità in 38 sale della Pinacoteca. Il risultato è che due quadri, tra cui il Cristo alla Colonna del Bramante, un’icona assoluta del nostro Rinascimento, sono state rimosse dalle pareti e trasferite immediatamente qui, al laboratorio di restauro. Altri quaranta dipinti, pur rimanendo al loro posto, hanno dovuto subire un trattamento preventivo di protezione: “i quadri respirano – spiegano i tecnici –; se temperatura e umidità cambiano rapidamente, il supporto si dilata o si contrae e la pellicola di colore rischia di sollevarsi o addirittura di staccarsi”. I quadri, per così dire incerottati, in realtà sono stati ricoperti da un sottile strato di carta velina giapponese che, senza danneggiare il quadro, consente di tenere insieme gli strati di colore che per queste microlesioni potrebbero distaccarsi: “Abbiamo potuto reagire subito, abbiamo rimosso subito i quadri a rischio mettendoli nei laboratori di restauro”. Quali sono i danni effettivi sul Bramante? “Sul Bramante solo un leggero sollevamento: può immaginare la differenza che c’è quando c’è un visibile sollevamento. Adesso è ristabilito”. Niente di irreparabile? “Assolutamente. Non c’è niente di irreversibile”. Direttore, come è potuto succedere? “Io posso descriverla come una tempesta perfetta. È successo in un momento in cui abbiamo avuto qui a Milano, per la prima volta in dieci anni, questa tramontana, un gelo secco, e non è temperatura. Stranamente al gelo possiamo sopravvivere, ma è un calo rapido di umidità”. Può succedere di nuovo? “Non succederà mai, di nuovo, ma chi può dirlo?” Che l’allarme sia scattato è sicuramente un fatto positivo. Un po’ meno il fatto che l’intero sistema non abbia resistito a temperature sicuramente rigide, ma cui la città, soprattutto in questo periodo, è certo abituata.