Dalla mela alla mole, dal New York Times a La Stampa. Le inchieste giornalistiche sul Milan continuano a riempire le pagine di cronaca. Stavolta, però, secondo quanto riportato dal quotidiano torinese, l’indagine più importante non sarebbe firmata dai reporter, ma dai magistrati di Milano. Doveva essere il tranquillo sabato della sosta. Senza sosta, invece, si sono rincorse notizie e smentite. Tutto è cominciato dalle indiscrezioni pubblicate dalla stampa, certa che la Procura di Milano stia raccogliendo i documenti per far chiarezza sulla cessione del club completata ad aprile per 740 milioni di euro. Un prezzo ritenuto fuori mercato, una cifra tale da sollevare dubbi sulla provenienza dei capitali serviti a chiudere l’affare. Fra le ipotesi al vaglio ci sarebbe dunque quella di riciclaggio di denaro fatto rientrare dall’estero proprio attraverso questa operazione. A complicare lo scenario le parole del PM Francesco Greco, che ha negato l’apertura di procedimenti penali sulla compravendita del Milan, aggiungendo che quando ci sono vicende di questo tipo, così fumose e complicate, dove non si sa quali siano le parti in causa, non si procede subito alle iscrizioni. Parole oggettive eppure allo stesso tempo interpretabili. Da una parte hanno dato forza allo sdegno della famiglia Berlusconi, espresso prima attraverso Ghedini, l’avvocato che ha seguito la trattativa, e poi tramite una nota Fininvest firmata da Marina Berlusconi in cui si parla di indignazione per la falsificazione delle notizie, con un chiaro riferimento allo scontro politico. Per chi ha venduto il club, dunque, si tratta di un’aggressione in piena campagna elettorale. Dall’altra parte, invece, non hanno fatto desistere la stampa, che ha ribadito con fermezza quanto pubblicato dopo aver incrociato più fonti. In attesa di essere da titolo, il Milan continuerà ad essere nei titoli.