Sono quasi 6 milioni gli italiani in povertà assoluta, a conti fatti quasi un decimo dell'intera popolazione. I dati della 28esima edizione del rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, pubblicato in occasione della giornata mondiale dei poveri di domenica prossima della Caritas italiana, parlano chiaro. Primo allarme, il lavoro: contratti atipici e salari bassi impediscono in questi casi una qualità di vita dignitosa, famiglie in difficoltà e una condizione che alimenta le disuguaglianze. "Quest'anno purtroppo registriamo ancora un aumento: più di 270.000 le persone incontrate, il 12% di famiglie in povertà assoluta, portatori di fatiche come quelle legate ad esempio all'abitare, all'accesso alle cure sanitarie per qualcuno, il tema della solitudine per gli anziani, la fatica di tanti giovani nel veder realizzati i propri sogni. Questi sono solo alcuni dati e alcune situazioni che ci dicono di un Paese che vive un momento di fatica, che ha bisogno di risposte concrete". Una situazione difficile che però forse in lontananza apre qualche spiraglio. Una speranza, seppur flebile, che deve partire dalla società e arrivare ad un cambio radicale delle mentalità. "Affrontiamo una situazione molto complessa, una povertà multidimensionale, multifattoriale e quindi sicuramente dal Governo, cioè le persone che noi abbiamo scelto per rappresentarci sono chiamate, dalla storia, a dare delle risposte concrete. Ma credo che in questo momento ci sia bisogno di uno sforzo un po' di tutti. Stiamo vivendo un famoso cambiamento d'epoca. Anche i nostri stili di vita forse vanno rivisti e, soprattutto credo che ci sia, oggi, l'urgenza anche di un processo culturale nuovo".