È stato un fallimento. L'unica strada resta quella di richiamare l'ambasciatore in Egitto. Così i genitori di Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo nel 2016, dopo l'incontro tra magistrati italiani ed egiziani, durato circa un'ora che si è svolto in videoconferenza, causa coronavirus. Di certo un incontro per nulla risolutivo. La Procura di Roma insiste sulla necessità di riscontri concreti in tempi brevi alla rogatoria inoltrata oltre un anno fa, è ancora senza risposta. Il Procuratore Generale egiziano ha assicurato che le richieste sono allo studio per la formulazione delle risposte alla luce della legislazione egiziana vigente. Un nulla di fatto, dunque. Al Cairo, non solo continua a non rispondere, ma si spinge fino a chiedere chiarimenti per meglio delineare l'attività di Giulio Regeni in Egitto. Parole che hanno ferito, Paola e Claudio, i genitori del ricercatore friulano che in una nota le definiscono offensive e provocatorie. Forte delusione per l'esito dell'incontro è stata espressa anche dalla Farnesina, che chiede un cambio di passo e soprattutto rispetto per la famiglia Regeni.