Per quasi 16 anni non ha scontato neppure un giorno di carcere, ha vissuto da uomo libero muovendosi come uno qualsiasi, come se nulla fosse accaduto e probabilmente è sempre stato nel suo paese in Germania. Adesso è in carcere dopo oltre 5.700 giorni dall'incendio della multinazionale ThyssenKrupp di Torino che uccise 7 operai. Il manager Harald Espenhahn è stato arrestato dalle autorità tedesche dopo 16 anni dal rogo. Il tribunale italiano aveva chiesto per lui una pena di 9 anni e 8 mesi che è stata poi adattata al diritto tedesco e ridotta a 5 anni. La cassazione aveva confermato nel 2016 le condanne per tutti gli imputati, un verdetto confermato anche dal tribunale di Hamm nel 2020. La notte fra il 5 e 6 dicembre di 16 anni fa nell'acciaieria di Torino si verifica una fuoriuscita di olio bollente che investe 7 operai. Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi muoiono dal 7 al 30 dicembre, alcuni dopo una lunga agonia. Dalle indagini emerse come le misure di sicurezza dell'interno della struttura fossero del tutto inadeguate. Fra le persone condannate per omicidio colposo e incendio doloso per negligenza, anche 4 manager italiani. Intanto la Corte per i Diritti dell'Uomo dovrà stabilire di chi sia la responsabilità dei ritardi tra Italia e Germania nell'esecuzione della misura cautelare per Espenhahn e valutare eventualmente un risarcimento dei danni alle famiglie.