Ore 16 di venerdì, rione di Miano, estrema periferia nord di Napoli: i killer della camorra sparano tra una folla di bambini. Due uomini su uno scooter, Domenico Sabatino, quaranta anni, incensurato, e Salvatore Corrado, trentasette anni, pregiudicato e ricercato, cadono a terra crivellati di colpi. Il terrore negli occhi di ragazzini che giocavano a calcio. Ore 22, sempre di venerdì, Casola, periferia sud di Napoli: un uomo di sessantatré anni, Pasquale Starace, anche lui sullo scooter, viene affiancato dei killer a bordo di una moto e viene ucciso. Ore 9 di sabato, poche ore fa, Piazza del Plebiscito, il salotto di Napoli: decine di poliziotti schierati fanno controlli. Sono i due volti della stessa città, della stessa area metropolitana dove le guerre di camorra mietono decine di vittime, dove si combatte sempre e solo per il controllo del business milionario della cocaina. Gli amici del rione Miano a Scampia vanno inquadrati nella faida che da anni contrappone clan che cercano un equilibrio nella gestione dell’affare più importante: il traffico e lo spaccio della cocaina. I due morti erano ritenuti fiancheggiatori del clan Lorusso, per venti anni cosca egemone e da un paio di anni in rotta per arresti e sequestri di beni da parte della magistratura antimafia. Forse la debolezza del momento ha indotto nuove leve della camorra ad impadronirsi della leadership del clan con i mitra e con il sangue.