La vegetazione che spunta su vere e proprie isole in mezzo al fiume. È impressionante vedere come è ridotto il Po a inizio febbraio, nel pieno dell'inverno, dopo 56 giorni di siccità. Siamo nel centro di Torino e qui la portata dell'acqua è di 32 metri cubi al secondo, la media storica supera i 58. Se ci spostiamo più a valle, a isola Sant'Antonio, nell'alessandrino, il divario si fa ancora più evidente: 152 metri cubi al secondo contro i 547 di febbraio 2021. Quadro complicato anche per la Dora Riparia, l'altro fiume di Torino, che appare così. Se poi alziamo lo sguardo comprendiamo quanto il momento sia preoccupante. La corona di Alpi che cinge il capoluogo dovrebbe essere completamente bianca in questo periodo dell'anno, la neve invece resiste solo intorno alle vette. Sulle Alpi piemontesi e lombarde le riserve sono diminuite del 57%. "Abbiamo uno dei gennaio più caldi del gli ultimi sessant'anni e abbiamo un deficit idrico di circa un 50% in meno. Anche la neve non ha contribuito minimamente a costruire delle riserve idriche". "È un effetto del surriscaldamento climatico?" "Direi che è assolutamente palese. Poi, non dimentichiamoci che anche nel passato ci sono stati periodi assolutamente siccitosi, però è anche vero che nel '99 ci furono 137 giorni di secca e poi però ci fu l'alluvione del 2000". Non si prevede pioggia per almeno altri 10 giorni. Tutti i grandi laghi del Nord sono sotto la media della loro portata e nell'immediato c'è un'altra conseguenza che potrebbe aggravare la situazione. "Siamo a rischio anche per la mancanza di acqua potabile?" "Siamo al limite, nel senso che potrebbe esserci un'emergenza e far intervenire tutte le azioni necessarie per scongiurare questo rischio". "Quali azioni?" "Eh, trasportare le acque, evitare che ci sia un consumo eccessivo per chi le utilizza, aprire eventualmente lo stoccaggio delle acque delle riserve e distribuirla in modo parsimonioso".























