Prima l'accesa protesta dei cittadini di Amantea, poi un intero commissariato in quarantena. La regione che minaccia di chiudere i porti, quindi l'intervento del Viminale per sbloccare la situazione e sedare gli animi. Lo sbarco a Caulonia la settimana scorsa di 70 bengalesi ha scatenato in Calabria una serie di reazioni a catena. Dopo essere stati soccorsi in mare, i migranti vengono trasferiti nel palazzetto dello sport di Roccella Ionica, per trascorrervi la prima notte. A gestire l'operazione sono soprattutto gli uomini del Commissariato di Siderno e volontari della Protezione Civile. Il giorno dopo, i 70 migranti vengono smistati in tre centri di accoglienza della Regione. Nel frattempo arrivano i risultati dei tamponi e 26 sono positivi al Covid. Ad Amantea, sulla Costa Tirrenica, arriva un gruppo di 24 bengalesi, tra cui 13 positivi, tutti ospitati in questa struttura in pieno centro. Nel piccolo Paese scoppia il putiferio. I cittadini bloccano la Statale 18 per una domenica intera. Il giorno dopo la protesta si sposta al Comune. I residenti temono nuovi contagi e le ricadute negative su un territorio che vive soprattutto di turismo. La governatrice Santelli chiede al Governo in tempi strettissimi la requisizione di una nave dove poter trasferire tutti i migranti. L'unità navale non arriva. E allora il Viminale decide di trasferire i 13 migranti positivi al Covid da Amantea all'ospedale militare del Celio a Roma. Tutto finito? No. In Calabria, già in carenza di organico, resta un commissariato, quello di Siderno, decapitato: almeno 25 poliziotti costretti a restare in quarantena perché venuti inconsapevolmente in contatto con i migranti, poi risultati positivi al Covid, ma tra finanzieri e vigili urbani e volontari, alla fine a restare in isolamento, saranno più di 50 persone.