Le mani delle biologhe si muovono veloci e sicure. Ogni fiala viene riempita con piccole quantità di reagenti e poi immersa nel ghiaccio per evitare che il caldo inneschi reazioni. Questo è un passaggio delicato per la produzione del kit che serve ad analizzare i tamponi. Siamo nel centro di biotecnologie molecolari dell'università di Torino. Lo dirige la professoressa Fiorella Altruda che segue da vicino tutte le fasi di questo complesso meccanismo. La Regione Piemonte ha chiesto al centro di produrre inizialmente trentamila kit come questo che vediamo. “E' un kit che serve per trecento test, è composto da 4 tubini che contengono un mix di reazione e altri 3 tubini che contengono, invece, i vari oligonucleotidi che andranno a rilevare la presenza del virus.” Le confezioni devono essere mantenute a una temperatura che va dai meno 20 ai meno 80 gradi e la difficoltà maggiore resta reperire sul mercato i reagenti necessari, fondamentali per rilevare l'RNA del virus, reagenti che vengono prodotti essenzialmente in Germania e Stati Uniti. “Questo rende, ovviamente, più complicato mettere insieme un kit. Quello che noi abbiamo fatto è stato proprio quello di cercare i reagenti sul mercato disponibili, ma non solo, di validare la sensibilità di questo kit che abbiamo messo a punto e debbo dire che il kit che abbiamo messo a punto abbastanza velocemente, in risposta a una richiesta della Regione Piemonte, è un kit molto, molto sensibile e anche economicamente molto sostenibile.” “Quanto costa un kit?” “Allora, così come l'abbiamo messo a punto costa meno di 3 euro ogni test, che è veramente un costo molto, molto, molto basso.” “Quindi 3 euro per ogni tampone?” “Sì.” Fare tamponi è il modo più efficace per tenere sotto controllo il diffondersi del virus. Per questo nei prossimi mesi resterà alta la richiesta di test. “Bisognerà prepararsi a un'eventuale recrudescenza dell'infezione che potrebbe ripresentarsi il prossimo autunno o forse anche all'inizio del prossimo anno.”.