Dalla collina è ben visibile la cappa di smog che da 17 giorni opprime Torino. La corona delle Alpi che cinge la città la fa ristagnare, rendendo più difficile la dispersione di PM10, le polveri sottili che respiriamo ogni giorno e che l'Arpa monitora costantemente con queste centraline. Qui siamo al Lingotto. Ce ne sono cinque a Torino, vediamo come funzionano. Questo strumento misura il famoso PM10, il particolato aerodisperso. Da questa linea di prelievo l’aria viene aspirata. L'aria che contiene il PM10 viene aspirata, va all'interno dello strumento e viene raccolta su dei filtri circolari. Si fa una raccolta giornaliera, cioè la normativa prevede che venga fatto un prelievo ogni giorno. Questi sono i filtri, questo è un filtro bianco, cioè vergine, non ancora esposto. Questo è un filtro con una concentrazione di PM10 inferiore al limite e questo è un filtro con una concentrazione molto superiore al limite, come quella che abbiamo in questi giorni a Torino. Il PM10 in una situazione urbana come quella di Torino è formata da centinaia di sostanze. Le fonti principali in Pianura Padana sono due: ovviamente il traffico autoveicolare, ma negli ultimi anni è diventata sempre più importante la combustione di biomasse, cioè, in sostanza, di legna o pellet bruciati negli impianti domestici di riscaldamento. Che rischi si corrono respirando PM10 ad alte concentrazioni come quelle di questi giorni? Il PM10 è una sostanza che è stata classificata dall’OMS come cancerogena. L'insieme delle sostanze del PM10 costituisce un rischio complessivo per la salute.