Tanti dubbi, nessuna certezza, accertamenti in corso e nuovi esami da compiere. A più di due settimane dalla morte di Larimar il caso resta aperto. L'ipotesi di reato a carico di ignoti rimane quella di istigazione al suicidio ma dai primi risultati dell'autopsia sono emerse una serie di anomalie che, secondo il legale della famiglia, non sarebbero compatibili con questa ipotesi. Il modo in cui la corda era stata avvolta intorno al collo, piedi e addome. La posizione del corpo, la vertebra cervicale intatta, le mani libere, le scarpe pulite nonostante il fango e la terra intorno al luogo del ritrovamento, nella pineta vicino alla casa di campagna in cui la famiglia Annaloro viveva, ad una decina di chilometri da Piazza Armerina. "Le hanno tolto la vita perché brillava troppo". La mamma che al gesto volontario non ha mai creduto, ripete di essere sicura che la figlia sia stata uccisa e di sospettare chi siano i responsabili, di aver saputo che la ragazza aveva ricevuto minacce di morte e che troppi elementi portano ad escludere la pista del suicidio. Gli accertamenti da fare sono delicati e complessi e occorre analizzare altri elementi perché quelli finora emersi non sono sufficienti a confermare o escludere nessuna ipotesi. Aveva precisato il consulente di parte subito dopo l'autopsia. Intanto gli inquirenti hanno sequestrato i telefoni cellulari di otto coetanei della vittima, si cerca quel video all'origine della violenta discussione avuta poche ore prima di morire, con una compagna nel cortile della scuola, per un ragazzo conteso. Ma nessuna immagine che riprende la quindicenne e tantomeno in atteggiamenti intimi è stata finora trovata. Una settimana fa nel corso dei funerali celebrati in una cattedrale gremita da centinaia di persone, la famiglia aveva rivolto un appello: "Chi sa parli perché si faccia giustizia". Ora la comunità torna a riunirsi, una fiaccolata attraverserà le strade del paese.