Ventotto anni, fisico atletico, calvo e un tatuaggio con la forma stilizzata di una svastica sulla fronte. Si chiama Luca Traini, è originario di Tolentino, nelle Marche, ed è incensurato, l’uomo che a Macerata ha aperto il fuoco contro alcuni stranieri, prima di essere fermato dai carabinieri. Alle spalle brevi fallimentari esperienze politiche. Era stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 per il consiglio comunale di Corridonia con la Lega Nord: prese zero preferenze. Prima ancora, Traini era stato vicino a CasaPound e a Forza Nuova, che ora gli dà il suo sostegno e si offre di pagargli le spese legali. Gruppi estremisti lo appoggiano sui social e si schierano con lui, che, dopo gli spari e la corsa per le vie della città, è sceso dall’auto, si è tolto il giubbotto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle e, salendo sui gradini del monumento ai caduti, ha fatto il saluto fascista, prima di essere arrestato. La sua casa è stata perquisita. Si scava nella sua vita personale e sentimentale. Già da un po’ manifestava idee razziste, al punto che a ottobre era stato cacciato dalla palestra perché aveva atteggiamenti xenofobi. Chi lo conosce parla anche di amicizie sbagliate e di una situazione familiare disastrosa. Era andato in cura da uno psichiatra che, a quanto diceva, lo aveva giudicato borderline.